Federico Poli - Fotografa, Artista visiva, artista di AD Gallery

Vive e lavora a: Bologna

Categorie: Fotografia

Numero opere:

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Federico poli


Federico Poli nasce a Bologna nel 1977. Dopo il diploma al liceo scientifico, intraprende studi di grafica che lo portano a scoprire la fotografia. Nel suo percorso artistico, la fotografia diventa non solo strumento narrativo ma anche materiale di sperimentazione, con particolare attenzione all'aspetto fisico e alchemico della stampa analogica.

Il suo lavoro è stato esposto in diverse mostre personali e collettive, tra cui "Surfaces - the circle" presso Sgallari Arte di Bologna (2020), inserita nel calendario di ArtCity, e "Permanenza: ogni cosa è impermanente" presso Ikonica Art Gallery di Milano (2023). Ha esposto anche all'estero, in particolare alla Crypt Gallery di Londra (2017).

La ricerca artistica di Poli si sviluppa attraverso un processo unico che unisce fotografia analogica e intervento materico. L'artista parte dallo scatto fotografico, non alla ricerca di una semplice rappresentazione ma di una sensazione. Successivamente, interviene sulla stampa con azioni fisiche dirette: graffi, abrasioni, applicazioni di china, acrilico e ruggine trasformano la superficie fotografica in una sorta di pelle che dialoga con l'ambiente esterno.

Questo processo si manifesta in due principali serie di lavori:

"Surfaces Circle" esplora il rapporto tra l'artista e l'ambiente circostante. Le opere, caratterizzate da una composizione circolare, nascono da fotografie di situazioni vissute, successivamente elaborate con interventi materici che creano relazioni infinite e circolari tra immagine e materia.

"Trees" rappresenta invece un percorso più introspettivo. Partendo da fogli fotografici completamente anneriti, l'artista "scava" nella materia per far emergere forme arboree, simbolo di vita interiore e naturale. Questa serie si ispira anche agli studi dell'ecologa Suzanne Simard sulla comunicazione tra gli alberi, unendo così la dimensione personale a quella ambientale.

 

In entrambe le serie, la carta fotografica diventa una superficie viva, una "pelle" che attraverso graffi e abrasioni rivela strati più profondi di significato, in un continuo dialogo tra interno ed esterno, tra visibile e nascosto.


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