BASE SUMMER OPENING / GIUSEPPE GABELLONE - fino al 15 settembre 2015

Per chi è ancora in Firenze, suggerisco una visita alla seguente Galleria:

BASE / Progetti per l'Arte / Via San Niccolò 18r / 50125 Firenze
http://www.baseitaly.org/?portfolio=giuseppe-gabellone&lang=it

Il progetto di Giuseppe Gabellone per BASE / Progetti per l’arte si concretizza nel gesto, semplice quanto pieno di significati, del voler spostare un elemento esterno dell’illuminazione pubblica all’interno dello spazio espositivo. In questo modo Base, che è un luogo fondato da artisti che invitano altri artisti al fine di creare uno spazio di dibattito democratico sull’arte contemporanea e sul suo ruolo nell’attuale società del villaggio globale, sarà illuminato soltanto negli orari in cui sono attivi i lampioni comunali. Questo preciso atto progettuale – scultoreo, installativo, surrealista e duchampiano – è il mezzo che l’artista ha scelto per evidenziare la relazione intensa di contrasti tra l’arte contemporanea e la culla del rinascimento, ma anche e soprattutto il mezzo per far dialogare i due suoi disegni su carta – un intreccio di linee che compongono la scritta “Proteggi Giuseppe”- con l’opera del 1966 “Rosso, poema idroitinerante” di Maurizio Nannucci – una vaschetta di metallo smaltata di rosso riempita d’acqua su cui galleggiano dieci sfere, ognuna delle quali riporta una singola lettera, che compongono due volte la parola “rosso” – e l’intervento di Mario Airò dal titolo “Il mondo di rugiada è il mondo di rugiada, eppure, eppure…” del 1988, che consiste in un cappello di paglia sospeso al soffitto. “L’idea di inserire nella mostra queste due opere” afferma Gabellone nel descrivere il suo intervento per BASE “nasce da un’associazione poetica ai miei due disegni. Anche nell’opera di Nannucci, le lettere sono forme fluttuanti. La loro combinazione è legata al caso, al gioco, mentre il senso delle parole e della frase che compongono resta un’idea nello spettatore. Per il lavoro di Airò, invece, ho sempre associato quel cappello al soffitto e ad un colpo di vento. Adesso lo vedo anche come una specie di segno celeste in risposta al più terreno “Proteggi Giuseppe”, che suona invece come uno scongiuro.” Le due opere in questione scelte da Gabellone corrispondono per coincidenza alle opere di esordio di Airò, ma anche di Nannucci, e sempre per coincidenza questi due artisti fanno parte del collettivo di Base. Le coincidenze, naturalmente, sono sempre da cercare o da predisporre e in questo caso corrispondono all’esigenza di Gabellone di riflettere sull’idea di collaborazione e sul voler praticare un approccio artistico al di fuori di un soggetto/immagine specifico.

Giuseppe Gabellone (Brindisi, 1973, vive e lavora a Parigi) inizia i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna proseguendoli all’Accademia di Brera a Milano fino al 1995. La mostra collettiva “We are moving”, nel 1994, allo spazio Viafarini a Milano, raggruppa alcuni studenti che daranno vita al cosiddetto gruppo di Via Fiuggi. Gabellone è uno dei protagonisti di questo spazio di vita e lavoro che attirerà l’attenzione del mondo dell’arte milanese negli anni '90, rappresentando un importante cambiamento generazionale. Nel suo lavoro, Gabellone, esplora la relazione tra scultura e fotografia, tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra l’immagine e la sua fisicità conducendo il medium fotografico e il concetto di scultura su nuovi piani di linguaggio. Se negli anni dei suoi esordi il lavoro dell’artista ha instaurato una profonda relazione con l’eredità dell’Arte Povera e della scultura post-minimalista – soprattutto nel modo di concepire la scultura come campo di energia, di trasformazione e di temporalità – negli anni più recenti il suo lavoro si è caratterizzato per un sempre più spiccato sperimentalismo tanto sui materiali quanto sull’invenzione iconografica. Tra la fotografia e i materiali della scultura si stabiliscono altre forme di relazione basate sulla capacità di entrambi i media di registrare e conservare tracce dello scorrere del tempo, da una parte attraverso l’impressione della luce e, dall’altra, attraverso la sensibilità delle superfici. Nel suo lavoro Gabellone pone in dialogo astrazione e figurazione, tattile e visivo, naturale e artificiale, iper-realismo e decorazione, accrescendo la relazione tra le qualità tattili di un’immagine e il suo esistere in un altrove privo di fisicità. Giuseppe Gabellone ha preso parte a numerose mostre collettive internazionali come le Biennali di Venezia (1997 e 2003), di Lione (2003), di Sidney (1998) e di Santa Fe (1997) e alla Documenta di Kassel (2002). Sue mostre personali sono state organizzate da istituzioni come la GAMeC di Bergamo (2013), il Domaine de Kerguéhennec di Bignan (2008), il Museum of Contemporary Art di Chicago (2002) e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino (2000). Le sue opere sono state esposte in istituzioni come il Kunstmuseum Lichtenstein, il Centre Pompidou di Parigi, il Museu Serralves di Oporto, lo Stedelijk Museum voor Aktuele Kunst di Gent, il Bonnefanten Museum di Maastricht, il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e la Galleria d’Arte Moderna di Bologna.