Nuova pubblicazione: "In Pieno Vuoto" Uno sguardo sul territorio aquilano testi di Laura Moro, Benedetta Cestelli Guidi, Antonio Di Cecco. Volume a cura di bici

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In quale modo la fotografia può raccontare le alterazioni subite da un territorio in seguito ad un evento naturale sul quale si esercita un modello di gestione dell’emergenza come quello messo in atto sul territorio abruzzese dopo il terremoto del 6 aprile del 2009?
Il progetto fotografico di Antonio Di Cecco (L’Aquila 1978) parte da questa domanda per raccontare il disagio, vissuto in prima persona, e lo fa attraverso un lento processo di attraversamento dei luoghi conosciuti, finalizzato a restituire le coordinate necessarie per orientarsi in un territorio divenuto estraneo. il progetto copre così ben tre anni, dal 2009 al 2011, e ha come punto di partenza l’esigenza di ridare senso alla dimensione identitaria. Partendo dal centro della città de L’Aquila il fotografo si è mosso in cerchi concentrici – proprio come l’onda d’urto del sisma – ed è arrivato alla periferia con le nuove edificazioni del piano c.a.s.e. e m.a.p. per poi spingersi fino ai piccoli insediamenti liminari al territorio aquilano. Da qui parte il racconto fotografico del volume, costruito secondo un percorso a ritroso nel tempo che da oggi arriva a ieri e che è dunque interessato a fissare l’oggi, e a tentare di dare senso al domani. L’obiettivo di Di Cecco non punta gli elementi drammatici che abbiamo visto tante volte ma induce su dettagli in cui è l’interazione tra elementi edili e vegetazione, tra monumenti e messe in sicurezza, tra spazio cittadina e vuoto identitario ad emergere. Un lavoro sottile e sussurrato che ha l’ambizione di dire qualche cosa in più di ciò che abbiamo ricevuto dai media, ricusando anzi la tentazione di rifugiarsi nell’immagine gridata, ma di lavorare a fare emergere una perdita.
Il volume è costruito da fotografie e da una mappa del territorio attraversato da Di Cecco in questi anni: una visione astratta ed una che dovrebbe restituire concretezza ma che rimane astratta e surreale. in quale modo orientarsi? nello stesso modo, sembra suggerire il fotografo, in cui ciascun abitante deve riorientarsi giorno dopo giorno quasi fosse un nuovo arrivato su un territorio a tal punto modificato da non poter essere riconosciuto.
Un glossario scandisce le tre sezioni della narrazione visiva – i piccoli centri; il piano c.a.s.e e i m.a.p.; il centro de L’Aquila. il primo termine è ‘paesologia’ a riconoscimento di una predisposizione alla ricognizione sul territorio d’affezione pronta a recepire ogni dettaglio che si presenta poiché tutto, ricorda Franco Arminio a cui si deve l’invenzione di questo termine, può essere utile o superfluo per chi voglia addentrarsi in cammini impervi su territori drammaticamente segnati.

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Commenti: 1
  • #1

    Alisia Priolo (martedì, 24 gennaio 2017 13:31)


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